Percorrendo le vie lastricate del borgo di Sant'Ilario, fra le mura di "pietraviva" che s'innalzano su un paesaggio affascinante apparentemente senza tempo, incontriamo la bottega dell'acero e della canna dolce e più avanti quella degli orga-netti. Davanti a una casa veniamo accolti dal cordiale saluto di un anziano seduto sull'uscio mentre, poco oltre, bambini giocano sulla via sotto l'occhio vigile delle madri. Cosa c'è dietro quest'immagine cristallizzata? Cosa ci racconta quel saluto così simile a tanti altri, eppure diverso? Le fatiche di una cultura rurale che educa alla solidarietà, che con le sue profonde radici feudali ha sopportato le ferite del terremoto e dello spopolamento delle campagne e ora, dall'alto della sua montagna lucana, guarda lontano. Per accrescere la sua fiducia nel futuro il borgo deve ascoltare quel racconto, deve immergersi e riconoscersi nella propria tradizione ed offrirla rinnovata alla sua comunità, allargata oggi ai migranti e agli estimatori.
2017